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NFN vs NFT (On Italian, English is below)

Questa che state leggendo non è solo una rivista ma è anche un’opera d’arte avendo in copertina un’opera numerata realizzata ad hoc da Guido Iannuzzi tirata in 500 copie. Se vi piace siete fortunati perché per godervela vi sarà sufficiente esporla senza essere tenuti a pagare niente.

Nel caso in cui, invece, vogliate con essa puntare a un guadagno o fare bella figura con i vostri amici acquisendo lo status di collezionisti proprietari di un’opera unica, il percorso è più complesso ed oneroso, dovrete infatti:

 – acquistare dall’artista la versione NFN dell’opera;

 – attivarvi per aumentare il prestigio, la notorietà e quindi, di conseguenza, la quotazione dell’artista.

Il fatto di acquisire l’opera unica certificata NFN (il significato di questo acronimo verrà spiegato più avanti) al pari di un’opera certificata NFT è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per trarne un vantaggio economico.

Se è il guadagno il vostro fine, prima di acquistare un’opera, il cui valore economico non sia ancora stato riconosciuto stabilmente dal mercato, è necessario che voi siate onesti con voi stessi e valutiate se disponete di alcune delle caratteristiche sottoelencate, altrimenti è meglio che desistiate dall’acquisto:

– il vostro prestigio come collezionista o intermediario nel mondo dell’arte è tale da far crescere il valore all’opera acquistata a prescindere dalla sua estetica e/o dai suoi contenuti;

– siete o conosceste proprietari di riviste d’arte, televisioni, testate giornalistiche o altri media che si prestino a pubblicizzare l’opera e l’artista;

 – siete o conoscete degli “influencer” in grado di condizionare un numero elevato di persone;

 – siete amici personali di “Chance il giardiniere” del film Oltre il giardino o almeno del designer che realizzava i vestiti invisibili dell’imperatore nella fiaba di Andersen.

L’artista (che sarei io) per favorire la vostra attività speculativa ha fatto tre cose:

1. ha inventato la versione NFN (oltre che, come vedrete, le versioni NNFT e RentART) come risposta critica al fenomeno NFT anche al fine di fornire una “narrazione” utile alle categorie precedentemente individuate per giustificare l’interesse oggettivo a parlare dell’opera;

2. ha stabilito un prezzo molto alto per l’acquisto della sua opera unica in versione NFN (dicono che il valore di un’opera sia nel suo prezzo!!);

3. ha presentato la sua opera digitale in un consesso in cui la probabilità di trovare i soggetti di cui sopra fosse più alta.

Nei paragrafi precedenti ho introdotto uno strano acronimo (NFN) il cui significato non vi potrà essere svelato neanche dall’onnisciente Google, visto che l’ho inventato io. Prima di svelare l’arcano su cosa sia un NFN è necessario spiegare cosa sia per me un NFT e le ragioni della sua applicazione al mondo dell’arte digitale.

COSA È UN NFT

Ai nostri giorni la tecnologia permette di realizzare delle opere che, per loro natura, possono essere realizzate o riprodotte in un numero di copie infinite tutte assolutamente identiche.

La validità di uno strumento o di una tecnologia la si può giudicare solo individuando gli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Nel caso specifico se l’obiettivo è far sì che l’opera sia disponibile o fruibile dal maggior numero di persone possibile la riproducibilità dell’opera è cosa auspicabile.

Se invece l’obiettivo è economico-speculativo vi è un grande problema perché opere riproducibili all’infinito hanno un valore tendente a zero.

Per ovviare a questo problema la soluzione è una sola: rendere fittiziamente unico ciò che non lo è.

 A tal fine tecnici, economisti, giuristi, esperti di comunicazione, artisti e mercanti si sono uniti in una “colpevole“collaborazione per dare vita agli NFT.

Ma non fatevi impressionare dagli acronimi in lingua inglese, dal punto di vista concettuale non c’è niente di nuovo sotto il sole, il problema di rendere unico ciò che non lo è non rappresenta un fatto nuovo, specie nel mondo dell’arte, basti pensare ad esempio alle fotografie o alle opere basate su oggetti prodotti su larga scala in cui l’attività dell’artista è solo “concettual-certificatoria” (vedi lattine Campbell).

In passato il problema era stato risolto ricorrendo a certificazioni (atti notarili/contratti) prodotte da soggetti che avevano la fiducia del mercato (notai e/o intermediari qualificati) che individuavano le copie attribuibili all’artista.

Ai nostri giorni la certificazione avviene attraverso le cosiddette blockchain che altro non sono che dei registri digitali privati diffusi nella rete, dei libri mastri decentralizzati, non riconducibili a enti o organizzazioni istituzionali/governative, nei quali sono simultaneamente trascritte informazioni relative all’opera quali in particolare la proprietà e la paternità.

La vera novità dell’uso della blockchain è il fatto che attraverso di essa viene ridotto/annullato il ruolo certificatorio svolto in molti campi direttamente od indirettamente dalle istituzioni governative (ad esempio dalle banche centrali nel campo della emissione delle monete o dai notai nella certificazione delle proprietà di un’opera).

Tutto ciò ha acceso inizialmente l’entusiasmo di diversi economisti ed esperti di reti e Information Technology, che con un approccio di taglio anarchico teorizzano la necessità di ridurre o azzerare il ruolo delle istituzioni governative nella vita di ognuno di noi.

L’entusiasmo si è trasformato in contrarietà quando si sono resi conto che tale attività di fatto stava passando dalle mani di soggetti istituzionali, direttamente o indirettamente democraticamente legittimati, a quelle dei pochi soggetti dotati delle ingenti risorse economiche necessarie per realizzare e gestire una blockchain realmente efficace e considerata affidabile dal mercato; in altri termini si sarebbe passati da un modello statalista a un modello iperliberista che avrebbe generato un oligopolio di pochi imprenditori privati in tale settore.

COSA È UN NFN

 Un NFN è uno strumento attraverso il quale è possibile provare la paternità/titolarità di un’opera artistica senza ricorrere alla blockchain ed utilizzando come strumento di certificazione una banconota dotata di numero seriale (da qui la ragione dell’acronimo NFN Not Fungible Note).

Per fare ciò viene inserita nell’opera che si vuole certificare l’immagine o l’indicazione del numero seriale di una banconota: solo chi ha realizzato l’opera detiene ovviamente la banconota avente tale numero seriale. Per provare di essere il legittimo proprietario dell’opera è quindi sufficiente possedere la banconota il cui numero è riprodotto nell’opera. Tale banconota, infatti, al contrario dell’opera stessa, non può essere ovviamente duplicata.

Grazie a tale sistema si utilizza la capacità certificatoria dello Stato per uno scopo diverso da quello suo originario (numerare/individuare e quantificare il numero delle banconote prodotte) e nel contempo non si rafforza la posizione delle aziende che gestiscono le blockchain: si attribuisce di fatto una funzione d’uso nuova e diversa alla banconota con un approccio giuridicamente duchampiano attuando un modello economico “anarco-statalista”.

 Altri vantaggi sono i costi ridotti sia per l’utente finale che per il pianeta:

 – non dovranno essere pagate le alte commissioni richieste dai gestori delle piattaforme;

 – non vi sarà alcun costo energetico e impatto ambientale derivanti dalla necessità di alimentare le reti ed i server necessari per tenere in piedi una piattaforma di blockchain.

Queste sono le ragioni del perché, se osservate bene l’immagine di copertina, vi troverete inserito, in basso a destra, un numero seriale.

NNFT: UN NFT PER PURI DI CUORE SNOB

 Nel caso vogliate acquistare un’opera seriale digitale e vogliate, per snobberia o altro, dimostrare a voi stessi e ad altri che voi non avete intenti speculativi ma solo interesse per l’opera in sé, potete acquistare un ulteriore versione: quella NNFT disponibile su una piattaforma NFT.

Cosa sia l’NNFT è molto semplice, l’NNFT è un NFT che certifica che l’opera che state acquistando è identica alla versione originale NFT riconosciuta dall’autore ma non è assolutamente riconosciuta dall’autore come propria. Ovviamente in questo caso il prezzo dell’opera sarà molto basso vista la ridotta possibilità che la versione NNFT possa acquisire un valore in futuro non disponendo l’acquirente di una certificazione dell’autore.

RENTART

Un ulteriore opzione disponibile per permettere la fruizione legittima di un’opera digitale in maniera che l’autore venga remunerato ma nel contempo venga ridotto al massimo il fenomeno speculativo, può essere facilmente mutuato dal sistema di fruizione di musica e serie televisive/film basato su piattaforme digitali (es Spotify, Amazon Prime, etc) dove di fatto l’opera digitale viene semplicemente “affittata”.

CONCLUSIONI

O mythos deloi oti

Le opere artistiche che per loro natura possono essere realizzate o riprodotte in un numero infinito di copie tutte assolutamente identiche e rese disponibili gratuitamente per tutti, sono scelte dai loro fruitori per motivi intrinseci all’opera e non per motivi economico-speculativi.

Per colmare tale “lacuna” e far sì che il miraggio di un potenziale guadagno possa essere un elemento influenzante la scelta del fruitore/acquirente dell’opera, sono stati inventati gli NFT che rendono unico ciò che non lo è, permettendo così di vendere opere uniche non solo all’imperatore della nota favola, ma anche ai suoi cortigiani.

La diffusione degli NFT avrebbe inoltre l’effetto di nuocere gravemente alle caste dei “certificatori e intermediari di autenticità” tradizionali favorendo la nascita di nuove caste di oligopolisti ferinamente pronte a sostituirsi ad esse.

L’attuale trend di crollo del valore delle opere digitali NFT sta dimostrando la fondatezza della tesi della natura essenzialmente speculativa ed effimera del fenomeno, specialmente in questo momento iniziale.

Ma anziché proferire la classica inutile frase da Cassandra incompresa “ve lo avevo detto” ritengo più proficuo invece riconoscere l’importanza e, specie se ben impiegati, anche l’utilità che gli NFT avranno comunque nel campo dell’arte in futuro: ritengo infatti, come direbbe Rousseau, che gli NFT non siano cattivi in sé, ma siamo noi che li abbiamo resi cattivi.

Sta a noi, come con molte altre cose della vita, impiegarli per il bene della collettività e non per quello solo di pochi.


ENGLISH Translation

NFN vs NFT

What you are reading is not just a magazine, but also a work of art, as the cover features a numbered piece specially created by Guido Iannuzzi, limited to 500 copies. If you like it, you are lucky because you can enjoy it just by displaying it without having to pay anything.

However, if you aim to profit from it or impress your friends by gaining the status of a collector owning a unique piece, the process is more complex and costly. You will need to:

  • Purchase the NFN version of the artwork from the artist;
  • Work to increase the prestige, notoriety, and consequently the valuation of the artist.

Acquiring the unique NFN certified artwork (the meaning of this acronym will be explained later) is necessary but not sufficient to gain economic advantage. If profit is your goal, before purchasing an artwork whose market value is not yet stable, you need to honestly evaluate whether you possess some of the following characteristics, otherwise, it is better not to proceed with the purchase:

  • Your prestige as a collector or intermediary in the art world is such that it increases the value of the purchased artwork regardless of its aesthetics and/or contents;
  • You are or know owners of art magazines, television stations, newspapers, or other media that can publicize the artwork and the artist;
  • You are or know influencers capable of influencing a large number of people;
  • You are personal friends with “Chance the Gardener” from the movie Being There or at least with the designer who made the emperor’s invisible clothes in Andersen’s tale.

The artist (who would be me) has done three things to support your speculative activity:

  1. Created the NFN version (as well as the NNFT and RentART versions) as a critical response to the NFT phenomenon and to provide a “narrative” useful to the previously identified categories to justify the objective interest in discussing the artwork;
  2. Set a very high price for the purchase of his unique NFN version artwork (they say the value of an artwork is in its price!!);
  3. Presented his digital work in a forum where the probability of finding the aforementioned subjects was higher.

In the previous paragraphs, I introduced a strange acronym (NFN) whose meaning even the omniscient Google will not reveal to you since I invented it. Before unveiling the mystery of what an NFN is, it is necessary to explain what an NFT is to me and the reasons for its application in the digital art world.

WHAT IS AN NFT

Nowadays, technology allows for the creation of artworks that, by their nature, can be created or reproduced in an infinite number of absolutely identical copies. The validity of a tool or technology can only be judged by identifying the objectives one wishes to achieve.

Specifically, if the goal is to make the artwork available or accessible to as many people as possible, the reproducibility of the artwork is desirable. However, if the goal is economic-speculative, there is a significant problem because infinitely reproducible artworks have a value tending towards zero.

To address this problem, there is only one solution: artificially make unique what is not. To this end, technicians, economists, lawyers, communication experts, artists, and merchants have united in a “guilty” collaboration to create NFTs.

But do not be impressed by the English acronyms; conceptually, there is nothing new under the sun. The problem of making unique what is not is not new, especially in the art world, considering, for example, photographs or works based on mass-produced objects where the artist’s activity is only “conceptual-certifying” (see Campbell’s Soup Cans).

In the past, the problem was solved by using certifications (notarial deeds/contracts) produced by entities trusted by the market (notaries and/or qualified intermediaries) that identified the copies attributable to the artist.

Nowadays, certification happens through the so-called blockchain, which are nothing but distributed private digital ledgers, decentralized books not attributable to institutional/governmental entities or organizations, in which information related to the artwork, such as ownership and authorship, is simultaneously recorded.

The real novelty of using blockchain is that it reduces/eliminates the certifying role played directly or indirectly by governmental institutions in many fields (for example, by central banks in the issuance of currency or notaries in certifying the ownership of an artwork).

All this initially sparked the enthusiasm of various economists and network and IT experts, who, with an anarchic approach, theorized the need to reduce or eliminate the role of governmental institutions in everyone’s lives. This enthusiasm turned into opposition when they realized that this activity was, in fact, passing from the hands of institutionally, directly, or indirectly democratically legitimized entities to those few individuals with the immense economic resources needed to create and manage an effectively reliable blockchain considered trustworthy by the market. In other words, it would shift from a statist model to a hyper-liberalist model that would generate an oligopoly of a few private entrepreneurs in this sector.

WHAT IS AN NFN

An NFN is a tool through which it is possible to prove the authorship/ownership of an artistic work without resorting to blockchain, using a banknote with a serial number as a certification tool (hence the acronym NFN, Not Fungible Note).

To do this, the image or indication of the serial number of a banknote is inserted into the artwork to be certified: only the person who created the artwork obviously holds the banknote with that serial number. To prove you are the legitimate owner of the artwork, it is sufficient to possess the banknote whose number is reproduced in the artwork. This banknote, unlike the artwork itself, cannot be duplicated.

Through this system, the state’s certifying capacity is used for a purpose other than its original one (numbering/identifying and quantifying the number of banknotes produced) and, at the same time, the position of companies managing blockchains is not strengthened: in fact, a new and different use function is assigned to the banknote with a legally Duchampian approach, implementing an “anarcho-statist” economic model.

Other advantages are the reduced costs for both the end user and the planet:

  • The high commissions required by platform managers will not have to be paid;
  • There will be no energy cost and environmental impact from the need to power the networks and servers necessary to maintain a blockchain platform.

These are the reasons why, if you look closely at the cover image, you will find a serial number inserted in the bottom right corner.

NNFT: AN NFT FOR PURE-HEARTED SNOBS

If you want to purchase a serial digital artwork and, for snobbery or other reasons, demonstrate to yourself and others that you have no speculative intent but only interest in the artwork itself, you can purchase an additional version: the NNFT available on an NFT platform.

What NNFT is very simple: it is an NFT that certifies that the artwork you are purchasing is identical to the original NFT version recognized by the author but is not recognized by the author as their own. Obviously, in this case, the price of the artwork will be very low given the reduced possibility that the NNFT version can acquire value in the future, as the buyer does not have the author’s certification.

RENTART

Another option available to allow legitimate use of a digital artwork in a way that the author gets paid while reducing speculative phenomena as much as possible can be easily borrowed from the system of music and TV series/film usage based on digital platforms (e.g., Spotify, Amazon Prime, etc.) where the digital artwork is simply “rented.”

CONCLUSIONS

O mythos deloi oti

Artworks that, by their nature, can be created or reproduced in an infinite number of absolutely identical copies and made available for free to everyone, are chosen by their users for reasons intrinsic to the artwork and not for economic-speculative reasons.

To fill this “gap” and make the mirage of potential profit an influencing factor in the choice of the user/buyer of the artwork, NFTs were invented, making unique what is not, thus allowing the sale of unique artworks not only to the emperor of the well-known tale but also to his courtiers.

The spread of NFTs would also severely harm the traditional “certifiers and authenticity intermediaries” by favoring the emergence of new oligopolistic castes ready to replace them.

The current trend of collapsing NFT digital artwork values is proving the speculative and ephemeral nature of the phenomenon, especially at this initial stage.

But rather than utter the classic useless phrase of an unheeded Cassandra, “I told you so,” I find it more productive to acknowledge the importance and, especially if well-employed, the usefulness that NFTs will still have in the art field in the future. As Rousseau would say, NFTs are not inherently bad, but it is we who have made them bad.

It is up to us, as with many other things in life, to use them for the good of the community and not just for the benefit of a few.